FOLKSTONE – Intervista con Roberta Rota e Lorenzo Marchesi (ITA version)

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Intervista di Arianna Govoni

Folkstone

Il 2019 è certamente l’annodel grande ritorno dei Folkstone. La band folk metal italiana torna più carica che mai e, fresca di nuova lineup, presenta al pubblico internazionale il suo ultimo lavoro discografico, “Diario Di Un Ultimo”. Per l’occasione, abbiamo scambiato quattro piacevoli chiacchiere con Roberta Rota e Lorenzo Marchesi che, così, si raccontano ai microfoni di Femme Metal Webzine.

Ciao ragazzi e benvenuti su Femme Metal. È un piacere per noi ospitarvi! Allora, partiamo subito parlando, appunto, della vostra nuova release, “Diario Di Un Ultimo”. Un titolo chiaramente curioso, a che cosa si riferisce nel dettaglio e che cosa l’ha ispirato soprattutto?

Folkstone: “Diario di un Ultimo” racchiude pagine di storie che lasciano quell’amaro in bocca perché permeate dal nostro sguardo perennemente inquieto rivolto alla quotidianità. Musica e testi esprimono il disagio di sentirsi inseriti in una società impregnata fino al midollo di odio nei confronti di chi consideriamo gli ultimi. Mai come in questo momento ci sentiamo disadattati e lo vogliamo scrivere e cantare. É una sorta di viaggio in queste sensazioni, in queste emozioni profonde che guidano con forza e con rabbia i nostri giorni!

Secondo voi chi sono veramente gli ultimi, al giorno d’oggi? Gli emarginati? I più deboli?

Folkstone: Gli ultimi raccontati nelle pagine di questo Diario sono di diverso tipo. Sono coloro le cui grida non vengono ascoltate, sono coloro che vengono odiati perché reputati diversi. Sono anche personaggi la cui voce ha segnato la Storia con la loro cultura e la loro innovazione, che hanno rischiato la vita per portare avanti le proprie idee rivoluzionarie e dovrebbero essere d’esempio ai tempi odierni. Sono artisti denigrati in vita ed acclamati come miti subito dopo la morte. Sono anche quelli che stanno dall’altro lato del fiume, dove non vige la maggioranza che superba e cieca calpesta senza ritegno i più deboli, pensando pure di fare un bel gesto. Insomma gli ultimi per noi sono i disagiati, gli innovatori, coloro che nonostante la fatica della loro posizione riescono a portare avanti la propria vita e le proprie idee senza odio gratuito e paure infondate.

Il disco è uscito da pochissimi giorni. Quale tipo di riscontro avete avuto sia dalla vostra grandissima fanbase che dalla stampa specializzata?

Folkstone: Come sempre pareri contrastanti su chi dice che è un ulteriore cambio di stile, chi invece un ritorno al passato, chi un mix. Insomma tanti pareri ma tutti positivi. Siamo quindi soddisfatti.

I brani, così come i testi, sembrano avere un chiaro riferimento di denuncia sociale (o così sembra da un primo ascolto), sembrano essere tematiche molto quotidiane. Che tipo di messaggio volevate trasmettere con questo nuovo album?

Folkstone: Sì come in ogni album, cerchiamo di mettere un mix di quotidianità, denuncia sociale ed emozioni intime e personali. Non vogliamo trasmettere un particolare messaggio, scriviamo per un bisogno di esprimere e in questo disco gridare ciò che pensiamo di questi tempi bui che sembrano andare sempre più alla deriva.

Il disco presenta un brano eseguito interamente in acustico, “Fossile”. Come mai la scelta di includerlo nel disco? Era per spezzare un po’ l’animo folk della band? C’è una particolare scelta dietro questa decisione?

Folkstone: È un pezzo nato completamente da un’idea di Lore. È nato con chitarra e voce, l’abbiamo registrato per lavorarci ma riascoltandolo ci è piaciuto così com’era. Da qui la scelta di tenerlo ed inserirlo in questa veste acustica.

Curiosa è anche la scelta della vostra personalissima rivisitazione di “La Collina” di Francesco Guccini, molto particolare. A cosa è dovuta la decisione di omaggiare, a modo vostro, un grandissimo della canzone italiana come, appunto, Guccini?

Folkstone: Guccini è un cantautore che portiamo nel cuore e questo pezzo è un po’ che ronzava nelle nostre orecchie come papabile cover. Abbiamo approfittato dell’uscita dell’album per inserirla e rendere omaggio a Guccini ed alle sue canzoni.

Nel disco vi siete alternati il microfono, per così dire. Come avete valutato questa scelta stilistica?

Folkstone: Nessun criterio stabilito a tavolino. Quando si scrivono i pezzi alcune linee melodiche le scrive lei e in fase di pre-produzione quando aggiungiamo la voce mia voce, ci piace l’alternanza o la sovrapposizione delle due voci. Si sperimenta!.

Sempre tornando al discorso legato allo stile, il disco riprende un po’ il filone iniziato con “Ossidana”. È stata una scelta spontanea o avevate già in mente di proseguire su questo percorso musicale proprio per dare una linearità con il precedente lavoro?

Folkstone: Nessuna scelta prestabilita. Ognuno ha messo del suo e questo è il risultato. Secondo noi è una sorta di riassunto stilistico, compositivo di tutti i lavori fatti fino ad oggi. Gli anni passano e dentro questo disco ci sono tutte le esperienze musicali e non che abbiamo vissuto e che ci portiamo dentro.

Il disco è stato pubblicato per la vostra stessa etichetta. Quale è la differenza maggiore nell’autogestirsi anche a livello promozionale rispetto al lavoro svolto da qualsiasi altra casa discografica? Quanto lavoro e quanta dedizione servono anche per mantenere questo tipo di impegno? 

Folkstone: Ci vuole tanto impegno e sacrificio, perché il lavoro da fare è davvero tanto e costante. Tuttavia la soddisfazione di poter scegliere cosa e come fare le cose sotto ogni punto di vista è la cosa che conta di più.

Folkstone

Voi siete una delle band pioniere del folk metal in Italia. Con sette dischi, svariati tour ed esperienze così importanti alle spalle, c’è ancora qualcosa che vi piacerebbe fare sia a livello professionale/musicale che a livello personale?

Folkstone: Ci sono sempre mille idee che girano per la testa, ma il tempo permette di poter proseguire realizzandone alcune. Chi lo sa cosa riusciremo a combinare in futuro. Per ora ci vogliamo godere questo tour, perché in fondo quando si finisce di lavorare ad un album e si inizia una tournée si è presi al cento per cento. Quindi ci godiamo il presente.

Siete attivi da oltre 15 anni. Ad oggi quale credete sia stato il vostro ostacolo più arduo e quale, invece, la soddisfazione più grande?

Folkstone: Più che ostacoli diciamo che ci è voluta tanta pazienza e sacrificio per arrivare sino ad oggi. Abbiamo dovuto mettere da parte tante cose, anche legami personali, per dedicarci completamente al progetto Folkstone. La soddisfazione è sentire ancora l’energia ed il calore delle persone che ci seguono ed avere la possibilità di portare la nostra musica sui palchi su e giù per l’Italia!

Al momento avete confermato pochissime date in Italia, una a Trezzo sull’Adda il prossimo 30 marzo e una il 12 aprile all’Orion di Roma. State attualmente pianificando un mini tour nel Bel Paese? Avremo modo di vedervi più spesso girare qua e là?

Folkstone: Ora come ora ci vogliamo concentrare su queste due date di presentazione. Passato il 12 vi faremo sapere cosa succederà nei prossimi mesi!!

In ambito live, sicuramente, ci saranno alcune importanti modifiche, dal momento in cui – come sappiamo – Teo e Andrea hanno lasciato la band. Come verranno “ripensati” i vostri live?

Folkstone: Sì purtroppo Teo e Andrea hanno proseguito per altre strade. Ci mancheranno i nostri compagni di viaggio con cui abbiamo condiviso mezza vita! Avremo però un nuovo compagno di viaggio che è il polistrumentista Marco Legnani, con cui ci siamo trovati molto bene sin dalle prime prove. Cambi strumento e movimento sul palco saranno gli ingredienti che non mancheranno di certo!

 

 

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