SICK’N’BEAUTIFUL: an interview with Herma Sick

SICK’N’BEAUTIFUL: An Interview with Herma Sick – Intervista esclusiva con la cantante della industrial metal band italiana.
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SICK’N’BEAUTIFUL : An Interview with Herma Sick

Interview by Irene Scapin

SICK'N'BEAUTIFUL - An Interview with Herma Sick & Rev C2
Photo by Mattia Giannelli-SICK’N’BEAUTIFUL – An Interview with Herma Sick

Freschi ancora di release, i Sick N’Beautiful tornano in pompa magna a calcare le assi del Milady Metal Festival, evento che già in passato aveva ospitato la industrial metal band romana e ci aveva dimostrato l’enorme potenziale del gruppo.

A distanza di cinque anni dalla loro performance in terra mantovana, Herma Sick e soci si accingono a presentare la nuova release discografica, “Starstruck”, e portano con sé alcune novità importanti, tra cui una piccola rivoluzione nel proprio ambito scenografico.

Per noi, Irene Scapin ha incontrato la bella vocalist aliena, la quale ci racconta le novità di casa Sick N Beautiful in questa intervista esclusiva concessa ai microfoni di Femme Metal Webzine!

Ciao Herma, ben ritrovata su Femme Metal. Come sempre, per noi è un grandissimo piacere fare due chiacchiere con te.

Herma Sick: Grazie, grazie di essere qui e di tutto il lavoro che fate! È un onore!

È un onore per noi! Come stai?

Herma Sick: Bene! Siamo mega fomentati, perché tra poco si parte per l’Inghilterra, finalmente! È un bel tour e sembra che le cose stiano riprendendo la propria normalità, direi che stanno riprendendosi molto bene, quindi siamo molto contenti! 

Beh, siete anche reduci da una grandiosa performance al Wacken, quindi…

Herma Sick: E’ stata una botta di adrenalina!

Beh uno show come il vostro deve aver fatto una gran figura!

Herma: Diciamo che era il palco perfetta, perché era nella sezione post-apocalittica, con i lanciafiamme sul palco, tutti i cosplayers dei Wasteland sotto. Era veramente il match perfetto, uno spettacolo! Saranno cose che non si ripeteranno mai, però le stelle per una volta si sono unite nella vita!

Photo by Irene Eva Scapin

Prima di iniziare la nostra chiacchierata, vorrei chiedere qualche aggiornamento in merito alle condizioni di salute di Valentina, dal momento in cui all’ultima serata del Rometal tenutasi qualche mese fa, la situazione non era delle migliori. La sua gamba sta bene, ora?

Herma: Si è ripresa alla grande, infatti oggi vedrai! Ci ha messo un pochettino, però si è messa sotto. Il penultimo concerto che abbiamo fatto lo ha fatto con le stampelle, poverina… però non molla mai!

L’ultima volta che abbiamo avuto modo di fare due chiacchiere con Ray ed Herma è stata in occasione dell’uscita di “Starstruck”, il primo disco uscito con Frontiers Music Srl. Sono passati già diversi mesi dalla pubblicazione, pertanto mi piacerebbe chiedervi che genere di valutazione vi sentite di fare in merito all’album. Come è stato accolto sia in patria, che all’estero?

Herma: Direi molto bene, nel senso che, comunque, ci è stato riconosciuto un feedback da parte delle persone dove è stata evidenziata la crescita ed un cambiamento nella band… ed è quello che noi volevamo, onestamente! La band è, appunto, cambiata, abbiamo avuto un cambio di formazione, poi volevamo comunque prendere una direzione diversa e questa cosa è stata percepita da chi ci conosceva già.

Chi non ci conosceva, ci ha conosciuti con questo nuovo disco e mi sembra che l’abbia accolto positivamente, ha capito un po’ il concept della band. Mi sembra che il disco sia stato ben accolto anche dal pubblico di Frontiers che, alla fine, sappiamo tendenzialmente essere un po’ settoriale, un po’ diverso… Direi, però, che è andata piuttosto bene, poi vedremo sul lungo raggio i risultati che avremo ottenuto. Noi ci riteniamo comunque molto soddisfatti, è il nostro primo disco con un’etichetta importante, mentre i primi dischi erano tutti auto-prodotti.

Diciamo che siete riuscite a far uscire Frontiers da quella che era la sua “comfort zone”…

Herma: In realtà all’etichetta piace sperimentare, anche adesso dovrebbe uscire un disco industrial, ci stanno provando ed è un bene!

Dicevo, pocanzi, che questo è il primo lavoro con Frontiers. Come è nata la vostra collaborazione e come vi state trovando con l’etichetta?

Herma: E’ nata anche grazie a Venus 5, l’altra band in cui sono. Ci siamo conosciuti anche per quello e anche perché noi lavoriamo come videomaker e ci facciamo conoscere per i videoclip musicali, quindi ci siamo conosciuti perché abbiamo lavorato a dei videoclip di alcuni loro artisti, da lì l’etichetta ha un po’ scoperto la band e ha voluto rischiare un po’ anche con noi! È tutto un lavoro “in casa”, poiché siamo io e Big Daddy.

Sai, una volta c’era il detto che il terzo disco, solitamente, distrugge o consacra la carriera di una band o di un artista. Personalmente, mi sento di dire che i Sick N Beautiful non hanno mai deluso le aspettative, pertanto è bello anche poter vedere come abbiate guadagnato ulteriore popolarità anche all’estero, specialmente lo scorso anno.

Ho visto anche molte recensioni entusiastiche del disco, dove molti evidenziavano, in un certo qual modo, anche la sinergia che si è venuta a creare con la nuova lineup. A tal proposito, avrei voluto chiedere a Tommy come si stava trovando in questo “nuovo” contesto, venendo lui da lidi più power metal come abbiamo visto con i Kaledon?

Herma: Ne abbiamo parlato tanto, per cui penso di poterti rispondere, nel caso lui farà una smentita laddove sbagliassi. Io penso che lui abbia trovato sia una direzione in cui può esprimere un certo essere caleidoscopio, una parte un po’ più folle. Sicuramente all’inizio, magari, il background doveva essere differente, però devo dire che si è trovato subito bene, vuoi per l’amicizia, vuoi il carattere… io direi che questa lineup, anche a livello umano, sia più viva, insomma, perché c’è sia la professionalità, che la amicizia, quindi c’è il poter fidare delle altre persone ed è impagabile!

Ci deve essere il divertimento, ma anche il potersi fidare e, dal momento in cui le due cose vanno in parallelo, è diventato super, come si dice a Roma. Tommy (Nemes) si è molto messo in gioco, devo dire che si è fidato molto di noi che lo abbiamo indirizzato molto all’inizio, poi ha preso la sua via e non c’è stato più bisogno di dirgli nulla. La cosa bella dei Sick è che, creandoti un personaggio, questo ti permette di tirar fuori una parte di te e nel momento in cui tiri fuori quella parte, diventi un super eroe e tiri fuori il tuo lato più recondito. Puoi giocare tanto, mentre nel power metal, non dico che sia un genere serioso perché ci sono tantissime sfumature, però ha dei canoni un po’ più rigidi, mentre noi siamo alieni, possiamo fare quello che ci pare!

Photo by Irene Eva Scapin

Proprio nel 2022 avete calcato le assi, per così dire, del Wacken Open Air. Che cosa volete condividere in merito a quell’esperienza? Come è stato condividere un palco così prestigioso che, in oltre 40 anni, ha ospitato le più grandi realtà metal (e non solo) del pianeta?

Herma: Vorrei dire: “Richiamateci” (risate, ndr). Veniamo di corsa! È stato stupendo, è un po’ anche un banco di prova, secondo me, per quella che è l’esperienza della band. Dal Wacken in poi senti di aver imparato delle cose e quelle cose le puoi applicare, poi, ai futuri concerti e ti da anche la percezione del mercato, perché un po’ la Germania rappresenta il mercato europeo, bene o male, e avere la possibilità di fare uno show davanti ad un pubblico che sa ed è lì per quel motivo, e che quindi non si trova lì per caso, ti dà la percezione di capire se quello che stai facendo sta funzionando! Secondo me la risposta è stata ottima!

Da musicista e da reporter ti chiedo: cosa è effettivamente cambiato nel vostro approccio, anche per dire nella sala prove?

Herma: E’ una bella domanda! Ti direi: “no bullshit”, nel senso che noi, ovviamente, cerchiamo sempre di portare anche nel palco più piccolo, sia in passato che anche con il Wacken abbiamo sempre cercato di portare lo stesso livello di show, abbiamo imparato che dobbiamo contare di più sulle nostre forze e che, anche a livelli più alti, avendo visto anche band grosse, si deve saper gestire a livello tecnico e a livello logistico tante cose che non pensavamo fossero possibili.

In realtà ci siamo resi conto che ci dobbiamo riorganizzare, nel senso che, per esempio, pensare di esportare uno show oltre oceano significa ridimensionare tutta la scaletta e tutto lo show, perché non puoi esportare certe cose. Ne abbiamo avuto la prova, perché abbiamo visto band arrivare da fuori che avevano, magari, degli show diversi e specifici per il Wacken, quindi ci ha dato un ‘real check’ con il mondo dei professionisti. Le prova, ora, le facciamo con la consapevolezza di doverci organizzare in un certo modo. È che dobbiamo stare anche ad un certo livello, perché vogliamo competere con la serie A.

Sempre rimanendo in tema live, è fresca di qualche giorno fa la notizia che annunciava la vostra partecipazione in supporto ai WEDNESDAY 13 e South Of Salem dal 6 al 15 aprile nel Regno Unito. Che cosa potete condividere in merito? Se non sbaglio sarà la terza volta che vi esibirete in Gran Bretagna!

Herma: Sì, questa sarà la terza volta! Diciamo che la seconda è stata un po’ più breve, ma è stata bella lo stesso! Stiamo studiando una scaletta specifica, un po’ più breve dove cerchiamo di condensare tutti i punti clou dello spettacolo. Stiamo cercando di costruire, quindi, una scaletta breve perché le band con cui andremo a suonare hanno un genere un po’ più industrial, quindi stiamo cercando anche noi di dare quel tipo di output perché sappiamo che, magari, ci sarà un po’ più di pubblico che apprezzerà quel tipo di show.

Devo dire che questo è il nostro primo vero tour, perché i locali in cui andremo sono più importanti e presumo ci sia anche una bella capienza, quindi ci metteremo alla prova con palchi reali in Inghilterra, perché i tour che abbiamo fatto in passato erano sì palchi belli, ma erano un po’ più piccoli, quindi era un tour pensato per i club, per i pub… Qui, invece, cerchiamo di ragionare un po’ più ‘pro’, anche tecnicamente ci siamo attrezzati portando dei mixer, abbiamo cambiato un po’ l’attrezzatura!

Oltre al Wacken, cosa vi ha portato alla consapevolezza di che cosa stavate realmente facendo per la preparazione del tour, sapendo anche che la scaletta andrà riadattata?

Herma: Noi abbiamo sempre cercato di portare uno show che è decisamente oltre le nostre possibilità, economiche e anche a livello di crew. Oggi per la prima volta abbiamo un roadie/aiutante, un professionista, il sogno di una vita, però ovviamente non è sempre possibile! Gli errori di tutte le volte che abbiamo fatto il passo più lungo della gamba e le cose non sono venute come desideravamo, direi che nel tempo ci hanno dato una misura di quello che possiamo e dobbiamo fare al nostro livello, che è quello che potremmo fare in futuro. È una coperta corta ed è un continuo calibrare le cose!

Dalla Gran Bretagna si ritorna in patria! Oggi, infatti, vi ritroviamo nuovamente qui al Milady Metal Fest, evento in cui, se non erro, avevate partecipato nel 2019. Come ci si sente a tornare all’Arci Tom di Mantova dopo così tanto tempo? Oggi tra l’altro vi ritroviamo insieme agli amici Deathless Legacy!

Herma: Sono contentissima di tornare con loro, è da una vita che vogliamo fare una serata insieme e non è mai capitata l’occasione. Secondo me in Italia è un po’ il match perfetto, perché non ci sono tante band che fanno questo tipo di show e poi io li adoro, sono una loro fan! Sono contentissima! Le altre volte che venivo qui all’Arci Tom erano un po’ una novità, adesso l’abbiamo ragionata con un po’ più di freddezza, meno emozione, nel senso positivo, ossia con più concretezza. Abbiamo cercato di fare le cose bene bene questa volta, speriamo che questo concerto vada bene!

I Sick N Beautiful si distinguono, in effetti, da moltissime altre band, specialmente in sede live dove vi affidate all’ausilio di tantissimi colpi di scena ed effetti teatrali, ovviamente tutto nel massimo rispetto della vostra sicurezza e del pubblico partecipante. Quanto è importante, in effetti, il lato visual, il lato scenografico della vostra performance? Quanta cura ci mettete affinché tutto sia perfetto per l’esibizione che andate ad offrire agli astanti?

Herma: Guarda, ti direi che è il 50% con la musica. C’è stata una fase prima del Wacken, in cui eravamo un po’ rassegnati dalla fase post covid e ci siamo detti: “Ok, forse dobbiamo rivedere un po’ quello che è il nostro show”, perché altrimenti non è possibile portarlo on the road; poi ci siamo resi conto che, anche nel nostro piccolissimo, con il nostro bacino d’utenza perché non siamo assolutamente una band mainstream, però c’è questo tipo di aspettativa da noi, perché abbiamo sempre cercato di shockare! Adesso non possiamo scappare, quindi ci siamo detti: “Ok, torniamo sui nostri passi, cerchiamo di fare un po’ di ragionamento”. Ovviamente è più difficile trovare, cesellare alcune soluzioni, come ti dicevo, però penso che questo show sia abbastanza portatile – e lo faremo vedere anche in Inghilterra, in quanto è “trasportabile”.

Photo by Irene Eva Scapin

Ricollegandomi all’aspetto puramente scenografico della vostra proposta musicale, in molti vi hanno associato, per presenza scenica o, forse, per gli effetti pirotecnici ai Rammstein. Cosa ne pensate di questo accostamento?

Herma: Beh, ne siamo lusingati, ovviamente… Sappiamo che c’è tanta strada ancora da fare, però mi piace! Se è questo ciò che arriva, ovvero che la gente ha una sensazione di meraviglia e di sorpresa e anche se la nostra è più contenuta, più piccola, anche per ciò che suoniamo, possiamo dire che è misurato al contesto!

Non so cosa aspettarmi sinceramente questa sera, dal momento in cui ho avuto modo e la possibilità di vedervi in passato. Ci saranno novità a livello scenico?

Herma: Sì, assolutamente sì!

Cosa potete dirmi, invece, del film che avete realizzato e prodotto? Da dove è nata l’idea di produrre autonomamente un film? Se non erro, l’annuncio venne dato la scorsa estate, proprio poco prima della pubblicazione di “Starstruck”…

Herma: Il film è quasi pronto! Siamo al 98% e stiamo finendo la sonorizzazione, quindi a brevissimo sarà definitivamente finito. È nato tutto con il video di “This Is Not The End”, nel senso che appena siamo andati lì e abbiamo girato il videoclip, la cosa ci ha emozionato così tanto che ci è venuta questa idea di raccontare una storia più complessa e di farlo con l’aiuto dei fan, perché il concept è sempre stato legato ad una storyline, ovvero la storia degli alieni nello spazio e anche della new witch.

Dato che questo personaggio compare e non è mai stato spiegato, abbiamo pensato che fosse il momento di raccontarlo, dato che alla fine è un personaggio importante che c’è in ogni nostro show! È un’epopea, è stato estremamente difficile perché il supporto dei fan è stato fantastico, abbiamo raccolto un’ottima somma che mai avremmo pensato di raggiungere ma, comunque, le difficoltà effettive nel realizzare un progetto del genere sono tante! Ci sono tante persone coinvolte e, ovviamente, abbiamo dovuto comunque lavorare in economia, poiché siamo comunque in un contesto di “low budget”.

Il taglio, al momento, è di 32 minuti ed è una sorta di corto/video musicale, un po’ sulla scia di quello che ha fatto Halsey, la popstar, ma anche Beyoncé, è una cosa del genere… Ci siamo ispirati a quel tipo di cose, quindi un videoclip musicale con delle storie, delle connessioni nel mezzo. Alcune parti sono state spoilerate dai video già usciti come “Tonight We Go To War” e “This Is Not The End”, ma se non vedi tutto il film non puoi capire la storia!

Non vediamo l’ora di vederlo! Va bene cara, questa era la mia ultima domanda. Ti ringrazio Herma per essere stata qui con noi e ci vediamo sottopalco!



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